Quando l’amore finisce… Imparare dal passato e ricostruirsi
Nell’articolo precedente “Le fasi della relazione di coppia: l’amore è eterno…finché dura?” ho mostrato come la costruzione di ogni relazione segue delle fasi universali, nonostante le peculiarità di ogni coppia. Se i compiti e le sfide di ogni fase vengono superate i partner hanno la possibilità di vivere una relazione stabile e duratura; ma quando qualcosa non ha funzionato si arriva alla fine della relazione.
I motivi per stare male in amore sono tanti, ma l’esperienza di essere lasciati è senza dubbio la più dolorosa: viene percepita come una catastrofe, è una rottura nel copione, diventa un punto di biforcazione.
Così come per l’inizio di una relazione è possibile identificare delle fasi universali, anche nella fine di una relazione è possibile individuare delle fasi che vengono di solito attraversate quando l’amore finisce, vediamole insieme:
1. Il dolore
Cosa resta di sé stessi dopo che l’altro ci ha lasciato? Il dolore.
Le emozioni iniziali sono di dolore, pietrificazione, disorientamento come se l’altro fosse stato “amputato via”. È presente una sensazione di smarrimento per la perdita del progetto di vita futura ma anche per la perdita della vita vissuta insieme, dei ricordi e in qualche modo di sé stessi. Il senso di spaesamento è la sensazione più forte. È presente una terribile mancanza, una nostalgia, tutto ciò che si vive ricorda il partner perduto.
È presente una forte svalutazione di sé, accompagnata da una sopravvalutazione dell’altro: la colpa di ciò che è successo viene sempre autodiretta. L’idea che spesso guida questa fase è che l’abbandono sia la conseguenza di un equivoco non risolto, basterebbe chiarire, offrire un’altra versione dei fatti e l’amore rinascerebbe. Nonostante si sappia che ritornare in quella coppia sarebbe un errore, l’unico pensiero in questa fase è proprio di ricreare quell’unione.
2. La rabbia
Dopo un po’ di tempo il dolore, diventato più sopportabile, lascia il posto alla rabbia. È il momento in cui la colpa da autodiretta viene riversata sull’altro. La rabbia può avere molti ingredienti: rancore, indignazione, voglia di giustizia. L’odio diventa il sentimento che permette la sopravvivenza, ha la funzione di cancellare quell’aurea di perfezione che si è costruita intorno alla relazione e al partner.
Nonostante la rabbia e l’odio, è difficile chiudere la porta; rimane la convinzione che la storia sia finita ma la speranza che l’altro torni è ancora presente.
3. Verso l’accettazione
Ad un certo punto si deve lasciare andare l’altro che, nel bene e nel male, ha abitato i propri pensieri. L’odio inizia a scemare mentre l’indifferenza incomincia ad affacciarsi. Adesso ripercorrere i ricordi serve per dare un sensoal tempo passato insieme, dare un significato a ciò che è accaduto: questo è il primo passo per riprendersi la propria vita.
Il recupero della propria singolarità è un chiaro segnale di guarigione, implica il fidarsi nuovamente di sé e aver voglia di far ripartire il tempo e di recuperare il futuro.
L’altro è importante ma ancora di più è importante perdonare sé stessi per non aver capito ciò che stava succedendo e per aver partecipato, magari passivamente, alla fine della storia.
Durante questa fase ci si trova di fronte a varie possibilità:
- Aprirsi alla vita e augurarsi che l’amore torni;
- Arroccarsi in un isolamento difensivo;
- Continuare a fare scelte sbagliate, essere le vittime di potenziali persecutori (quanto del nostro atteggiamento però li rende carnefici?).
4. Imparare dal passato e considerare nuove possibilità
Chi non sa stare da solo non avrà fatto tutto questo percorso emotivo e, probabilmente, avrà già iniziato una nuova relazione. Chi invece ha superato tutte queste tappe, affrontando le montagne russe delle emozioni, impegnandosi a comprendere cosa sia accaduto, sarà una persona migliore in quanto avrà riflettuto su di sé e sul proprio modo di relazionarsi.
Il rischio adesso è di scegliere una persona simile alla precedente, o di iniziare una relazione basata su vecchi meccanismi non funzionanti, a meno che non si sia riflettuto e lavorato sulle proprie modalità di attaccamento e di distacco, sulle proprie modalità di relazionarsi agli altri, in psicoterapia o da soli.
A questo punto si è pronti per una nuova avventura…
Se vuoi leggere altri articoli sul tema dell’amore e delle relazioni di coppia, ti consiglio degli articoli del mio blog:
Oppure leggi l’articolo I benefici della psicoterapia per scoprire i benefici di un percorso terapeutico.
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Bibliografia
- M. Andolfi “La crisi della coppia. Una prospettiva sistemico-relazionale”, Raffaello Cortina editore, 1999.
- DD. Schnarch “La passione del matrimonio. Sesso e intimità nelle relazioni d’amore”, Raffaello Cortina Editore, 2001
- U. Telfner “Le forme dell’addio. Effetti collaterali dell’amore”, LIT libri in tasca editore, 2007.
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